Telefono
Siamo il popolo delle contraddizioni.
Da una parte abbiamo una Legge sulla Privacy, quella entrata in vigore il 31 marzo scorso, tra le più complicate e severe al mondo. Parlo non per sentito dire ma con cognizione di causa. Nel mio piccolo, nella microbica azienda in cui lavoro, devo occuparmi anche di questo aspetto. Ci sono una serie di adempimenti burocratici assurdi e sono previste pene in denaro sproporzionate per chi sgarra ed, in certi casi, addirittura la detenzione.
Dall’altra abbiamo un uso delle intercettazioni telefoniche abnorme, fuori misura, assurdamente invadente. E non solo. Siamo controllati in ogni istante e in ogni dove. Cellulari, carte di credito, bancomat, telepass, transazioni on-line, ogni mezzo è buono per essere, mi si passi il termine, spiati. Sarà magari un po’ forte come espressione ma è la realtà. La cosa triste è che neanche ci pensiamo più.
Di contro, abbiamo poi nella realtà, una situazione grottesca, surreale, al limite dell’”ebetismo” umano.
Tutti coloro che a vario titolo sono coinvolti nelle inchieste, che ad ogni starnuto investono la Nazione, parlano candidamente, allegramente, fanciullescamente al telefono.
Ed ecco l’assurdo: nel mondo del pallone si organizzano i campionati rigorosamente al telefono, nella finanza si dispongono scalate rigorosamente al telefono, in politica si disfa e si crea rigorosamente al telefono.
Nessuno, dico nessuno, che pensi per un istante che qualcuno, o qualcosa, li ascolta. Salvo poi, una volta indagati, cadere dalle nuvole perché in fondo, quella era solo una telefonata innocente fatta ad un amico o, ad un amico dell’amico.
Ha proprio ragione Sabrina Ferilli: “quanto ci piace chiacchierare”… al telefono.
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