martedì, dicembre 05, 2006

L'era della confusione

Nell’epoca moderna di oggi tutto è comunicazione, informazione, divulgazione, diffusione.

Ecco perché mi incazzo un giorno si e l’altro pure quando queste caratteristiche vengono meno nel momento meno opportuno e cioè in quello del bisogno.

Quando scrivo alla Tele2, all’AMT, alla banca, al Comune, ai Vigili Urbani, ecc., ecc. non lo faccio solamente per rompere le balle (ammetto che mi diverto) ma perché difetto della cosa basilare: l’informazione.

Quello che non sopporto è quando mi si lascia nel nulla, nel vago, nel buio.

Facciamo degli esempi.

Tele2. Sono otto giorni che sono senza linea telefonica e senza internet. Ovviamente sono arrabbiato per il disservizio ma ancor di più non sopporto che mi si lasci senza informazioni. Basterebbe che mi si dicesse “guarda per due mesi starai senza telefono”… perfetto (insomma) me ne stò. Mi tranquillizzo e aspetto fiducioso.

AMT. Non si può stare delle ore ad aspettare un autobus senza che nessuno ti dica se questo prima o poi passerà. Basterebbe informare “guarda per oggi sono finiti gli autobus”… perfetto (insomma) me ne stò. Gambe in spalle e vado a casa a piedi.

Banca. Vi è mai capitato che una cifra non vi viene accreditata per non si sa quale motivo? A me si, con lo stipendio. Capita a volte che chi esegue un bonifico si dimentichi un dato , un numero, un asterisco. Cosa fa allora la banca ricevente? Nulla di nulla. Parcheggia la cifra nel “limbo” della sede centrale. Neanche un avviso, una telefonata, un’informazione. Basterebbe chiedere alla banca da cui è partita la somma “guarda ci manca questo dato”. Perfetto, lo richiediamo e definiamo la questione.

Quello che voglio dire è che in quest’epoca dove ti fanno sapere persino quante volte te lo scrolli quando vai a far pipì nessuno ti informa sulle cose che realmente interessano il cittadino che non sono il matrimonio “scentologico” di Tom Cruise (o meglio, non solo di questo, magari a qualcuno interessa) ma sono le questioni che regolano la vita quotidiana.

L’impressione è che ormai tutti tirano a campare senza quel minimo di interesse e di professionalità che caratterizza il lavoro di ognuno di noi.

Resto dell’idea che un lavoro per quanto sfrustrante, orrendo, pesante debba essere svolto al meglio… almeno questo è l’apporocio che ho con il mio.

Mi rendo conto di essere una mosca bianca... qui però (forse) pecco di presunzione.

Gianni: l’era dell’ottimismo… Cesare: che amarezza!
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2 Comments:

Anonymous Anonimo said...

parole sagge davvero... siamo nell'era del menefreghismo dove l'importante e arrivare in fondo alla giornata, alla settimana e al mese e riscuotere lo stipendio.
E' colpa del sistema del lavoro precario, secondo me, e per quanto mi riguarda (sono un maledetto idealista) cerco di impergnarmi il più possibile nel lavoro. le soddisfazioni arrivano di clienti e basta ma mi va bene così.
saluti Francesco

martedì, dicembre 05, 2006 5:19:00 PM  
Blogger BastaEssereFelici said...

Ti spiego. Non è facile da accettare. Tutti pensano a incanalare le energie verso le fonti di guadagno. Mi spiego. Se la banca ha un tuo accredito (soldi che ti devono) bloccato, se ne fotte; se è un addebito (soldi che ti prendono) ti sta addosso. E' lo stesso motivo per cui la "macchina" che regola le polizze di TUTTE le compagnie è perfetta (soldi in entrata) e quella che regola i sinistri (soldi in uscita) fa acqua da tutte le parti. Mettiti il cuore in pace. Così fan tutti.
Aggiungo, caro Luca, grazie delle mail.

martedì, dicembre 05, 2006 11:16:00 PM  

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