I giovani e la piazza
E siamo a due. Lo dicevo che non è venerdì 17 a portar sfiga.
Dopo i Vigli Urbani di Genova anche quelli di Milano hanno ritenuto di dovermi (giustamente, aggiungo la colpa è senza dubbio mia) punire.
Già, il giorno di Pasqua ho lasciato l’auto (zona XXII marzo, Milano) in divieto di sosta e puntuali i 35 euro mi sono stati appioppati alle 10 della sera. A ben vedere la beffa è stata ancora maggiore. Sono arrivato mentre il solerte agente, erano in quattordici…belin che organizzazione in quel de Milan, stava terminando di complirare il verbaletto.
Alle mie flebili (quando sono in torto non riesco a simulare) rimostranze, il ghisa, in perfetto accento meneghino, mi risponde: “ecchecepossodafàio, semmarrivavi nattimo de prima nun teafacevo”.
Belin! Davanti a cotanta saggezza e padronanza della lingua sfoggiata, per giunta, in divisa…sono rimasto ammutolito.
Fatemi pensare…quante volte ho trasgredito il codice della strada nei mie 21 anni di vita automobilistica? Sicuramente non più di tre e solo e soltanto per divieto di sosta…ogni volta però… taaac…multato. Se non è sfiga questa… Lasciamo stare.
In realtà l’articoletto che volevo scrivere era un altro. Torniamo all’inizio del lungo fine settimana di Pasqua, siamo a venerdì sera.
Esco per andarmi a fare una birra con gli amici in centro e per la precisione in Piazza delle Erbe (centro storico). Per chi non è di Genova la suddetta piazza è un po’ (intendo come ritrovo giovanile) come i Navigli a Milano, parentesi (Viscardi dice sempre alla radio i nostri studi sono in un “loft” spettacolare sul Naviglio grande, ieri sono passato da via Richard, che razza di posto è quello? E’ orrendo e pericoloso –certi ceffi- BastaEssereFelici, Tu che ci sei stato? Che mi dici? Immagino che il Direttore parli dei cortili interni) chiusa parentesi, o Piazza di Spagna a Roma. Questa è attorniata da alti palazzi antichi in parte con le facciate scrostate e i parte ristrutturate. Si affacciano sulla piazza, bar e trattorie. Anzi, se passate da qui, consiglio “Trattoria” (non ha nome solo questa insegna) si mangia bene, in abbondanza e a basso costo (Ale il mio collega annuisce, Massimo, l’altro mio collega, disdegna). Per il resto una miriade di giovani seduti ai tavolini o in piedi che popolano la piazza e i vicoli intorno.
Ogni volta che vengo da queste parti mi viene subito in mente la piazzetta di Capri dove nel film “la baia di Napoli” un esterrefatto Clark Gable chiede: “…ma qui non dorme mai nessuno?” La scena è assai (questo termine cade proprio a fagiuolo come se dice) simile.
Mentre sorseggio la mia birra (una Dab, nulla di più) e gli altri compañeros ciarlano, mi “perdo” (mi succede spesso sin da bambino ma non è grave, state tranquilli) ad osservare la varia umanità.
Maschi e femmine di tutte le razze si accalcano in un enorme globalizzazione. Dai senegalesi ai magrebini (per gli extraUE), dai francesi ai tedeschi (per gli UE), dai “minchia” ai “belin” (per i nostrani).
In questa stagione, un po’ fredda e un po’ calda, dove ognuno di noi percepisce la temperatura esterna in maniera diversa, tutto fa brodo per vestire. E allora ecco: chi con la kefia, chi con lo sciarpone di lana, chi in jeans, chi in minigonna, chi in maniche corte chi con la camicia di flanella, chi con le calze a rete (ma è un maschio?) chi con i pantaloni alla zuava, chi con la tuta, chi con lo spolverino vecchia maniera, chi con il cappotto di cammello.
I colori sono i più disparati: arancio vivo, bianco sporco (questo mi sa che sia proprio lercio), celeste scialbo, nero corvino, rosso, rosa, viola, giallo tutti i colori dell’iride insomma.
Le calzature vanno dallo stivalone tipo “brokeback mountain” alle pianelle stile “andiamo al mare a tropea”, dalle scarpe più o meno ginniche ai taccazzi “adesso prendo una facciata”.
E le capigliature? Dal rasta al rasato, dal capellone al ma che c…o di taglio ti sei fatto.
I discorsi sono vari: la coppietta si chiede, con lo sguardo incantato verso l’alto, …”ma come fanno a dormire quelli che abitano qui?” (ovviamente questa è Lei)… “Avranno le doppie finestre” (Lui ha sempre la risposta pronta)… “ahhh e già” (Lei deve sempre avere l’ultima parola). Il single, incallito parla di calcio “il Genoa vedrai che alla fine”… e il suo coetaneo di rimpallo …”si ma la S”… (scusate non ricordo l’altra squadra della città, mi pare Sampierdarenese ma non ne sono sicuro, hanno la maglia da ciclisti, avete capito insomma). Nessuno parla di politica e qui il pari ha fatto un mezzo miarcolo, meno male.
Chi fuma (la maggior parte della razza femminina) chi beve (i maschietti anche se le signorine stanno recuperando alla grande).
Alla fine penso tra me e me; i giovani d’oggi, anzi diciamola meglio, noi giovani (ma quando ci si deve considerare vecchi?) quanto a gusto non ne abbiamo proprio. E questo può al limite passare. Una cosa però non capisco, ci fosse qualcuno, non dico che trombi in piazza ma, almeno, “slingui” un pochettino come si faceva un tempo, non è più di moda?
..."Luca, Luca? sei ancora tra noi?"...scusate i compañeros mi chiamano...devo andare...
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7 Comments:
via Richard? terribile.
O meglio: uno splendido loft, in una zona non "speciale".
Gli studi si trovano nel vecchio stabilimento della Richard-Ginori, si... proporio dove facevano i cessi... che ora è diventato una specie di centro servizi, con adiacenti 3 (mi sembra) palazzoni a vetri.
Il loft, dentro, è carino, ma la zona proprio no...
Più avanti, invece, verso Milano, il naviglio è quello che conosciamo.
ahahhahaha tutto vero:-)
condivido
piazza delle erbe è davvero multipopolare.-)
La descrizione è spettacolare! hai un avvenire!
come limonatore?
...si, nel senso che li spremo... i limoni :-)))
I vigili urbani, forse meritatamente, sono una delle categorie professionali più odiate d'Italia e, credo, del mondo. Li odio perfino io, che pure non guido. Ho le mie ragioni.
Ma il fatto che il vigile milanese dell'aneddoto parli in romanesco è una svista, una gag o mera cronaca?
Dottor D.
Caro Dottor D. è pura cronaca. Mi è capitato spesso (per chiedere informazioni) di incontrare, a Milano, Vigili dalla parlata non certo locale. Anche moltissimi tranvieri, netturbini e messi comunali, di quella città, sono di origini (la parlata evidentemente rimane) diverse. Milan le la gran Milan anche in questo caso... oppure no?
Ricordo che nel memorabile kolossal Piedipatti (1991, regia di Carlo Vanzina) c'è una scena nella quale lo sbirro Enrico Montesano, in trasferta a Milano dalla capitale, ha dei problemi a interpretare il vernacolo stretto di un collega nordico.
Basta quella scena per capire che chi ha scritto la sceneggiatura del film non sa niente di Milano, perché:
1) a Milano nessuno, tolto qualche ultrasettantenne, parla dialetto, e
2) un'altissima percentuale di rappresentanti delle Forze dell'Ordine dislocati a Milano è nata sotto Roma. Non so perché, ma è così.
Dottor D.
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