lunedì, giugno 26, 2006

"VERBA VOLANT SCRIPTA MANENT"

“E’ il saggio, più che lo stolto, a nutrir dubbi”

ACCENTO

Togliamoci questo dente, così non se ne parla più. L’accento di è (voce del verbo essere) è diverso da quello di (congiunzione negativa) per non parlare di ne‘, dove non c’è accento ma apostrofo perché ne’ è forma tronca di nei. L’accento di è è detto grave. Quello di è detto acuto. Il primo indica suono aperto, il secondo suono chiuso. E’ norma di buona educazione linguistica accentare convenientemente le parole che pretendono, che esigono l’accento medesimo. E’ invece norma di eleganza linguistica accentare le parole che potrebbero farne a meno ma che, prive d’accento, possono trarre in inganno. Per cui scriverò bòtte per intendere busse, legnate e bótte quando mi riferisco al recipiente che contiene il vino.

C’è anche un terzo accento, che tuttavia s’usa poco, quello circonflesso. Anna terminò gli studi: così, con una sola i finale, si scrive correntemente oggidì. Ma una volta si scriveva studii se non studî, col suo bel tettuccio rappresentato dall’accento circonflesso.

Quando è obbligatorio l’accento? Su è verbo, e avverbio, verbo (ma qualcuno sostiene che se ne può fare a meno), avverbio, congiunzione, inteso come bevanda, come tisana, ché quando al posto di poiché o perché, nel senso di giorno. Ci sono poi parole (come re o come qua) che non vogliono l’accento ma che lo reclamano nei composti: viceré, quassù.


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1 Comments:

Anonymous Anonimo said...

come fare a non dirti che ti adoro???
Con questo ammasso d'ignoranti...
w chi conosce l'italiano.
un abbraccio
la tua piccola :)

mercoledì, giugno 28, 2006 1:19:00 AM  

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